ALPHA BETA
Ode Alphabeta
Francesco Gallo Mazzeo
Si cominci! Si cominci la recita.
L’apparizione o quello che si vuole.
Si cambino pure i nomi,
i luoghi, gli attori.
L’importante è che restino le impronte,
i segni, le opere. Le sole cose che regnano
e restano anche quando gli autori sono svaporati, svaniti, presi dal tempo, sì, dal tempo,
quello imprendibile,
che è lì, sempre lì, a interrompere tutto,
con velario, rigido, ossuto, che non filtra la luce,
che trattiene gli odori.
Ma è carta, solo carta! Per Dio, la posso segnare,
strappare, usare, nel modo che voglio!
Si, ma essa rimane, ne abbiamo millenarie,
papiri, pergamene, scritte illeggibili
e poi svelate , mappe, labirinti, arcani,
rebus, sic, stantibus, tradite
e poi archivi su archivi,
torri, babeli , biblioteche,
muffe, macchie, sigilli, orditi.
Si comincia e basta! Memorie bislacche,
si facciano nodi, intrecci, oppure parati,
si chiamino artisti, giocolieri, mimi,
ballerini, aedi e vati, a fare corte a fantasia,
estro, festa del colore,
a mano libera, a mano liberata perché
il sublime s’innalzi, si spanda, faccia
alpha beta, faccia alfabeto, del grande più grande, del piccolo più piccolo,
perché s’interrompa sembianza, trucco e specchio: appaia libertà!
In Alpha In Beta
Clementina Gallo Bazan
Lavorare in Alpha e in Beta,
vuol dire stare con i fondamenti del pensiero,
sia quello che si rivela con le parole,
sia quello che si manifesta con immagini.
Anche, perché, i due poli sono opposti, ma convergenti;
opposti perché il primo è mobile, cangianti,
per forme e per contenuti, adeguabili ad accenti
ed emozioni, quindi estrinsecazione di una piena
del nostro pensiero, con codice che si presta
ad una interpretazione che va dal geometrico,
al matematico, quindi all’esattezza, fino
al teatrale, al dialogo, al monologo, fino alla liricità,
al silenzio; il secondo, nella sua valenza pittorica è del
tutto immobile, in apparenza uno ed uno solo,
anche se al suo interno, nella sua superficie,
contiene una narratività che
è fatta essenzialmente con l’emozione,
con l’ansia dei sentimenti,
almeno, è così nel nostro tempo,
in cui anche se molti ne parlano,
non c’è una simbolicità, perché quella
è un condivisione, mentre gli artisti di oggi,
a differenza di quelli di ieri, che lavoravano
sulla legenda comune, lavorano sulla
solitudine, facendo ricorso alla memoria,
alla fantasia, all’estro.
Questa raccolta, di ventiquattro opere,
è un atlante affascinante, tra i tanti possibili,
di colore e colori, di gesti e gesti, che
nella loro semplicità apparente nascondono,
anche quando rivelano, esori di creatività,
che sono maschere e volti nello stesso tempo,
come tutti lo siamo quando,
sorridiamo al grigio e siamo perplessi
al solare, perché tutto è fuori di noi,
come pretesto, ma il testo è tutto dentro di noi,
come biblos.